9971 frasi di esempio con greci

Se ne' greci e ne' latini troviamo cose ripugnanti al genio della poesia italiana e le confessiamo, perché infastidirci se ne' francesi, negli spagnuoli, negli inglesi e ne' tedeschi ne scopriamo parimenti [p.52] che vogliono da noi rifiutarsi?

Ne' tempi addietro coloro, che in Italia conoscevano alcun poco la letteratura de' greci e quella de' latini e la nostra, reputavansi dottissimi.

Quelle tra le opere de' greci e de' latini, che sono ricche di bellezze permanenti, furono gustate assai piú, perché spiegate con intelligenza meno superficiale.

e vorrebbe persuaderci che questi progressi non esistono, da che i greci ed i romani d'oggidí non sono piú i greci ed i [p.122] romani di Pericle e d'Augusto.

e vorrebbe persuaderci che questi progressi non esistono, da che i greci ed i romani d'oggidí non sono piú i greci ed i [p.122] romani di Pericle e d'Augusto.

i greci avranno insegnata l'arte della poesia anche agl'indiani.

Chi sa anzi che i greci non la imparassero forse eglino dagli indiani?

Ma non sono pazzo da volermi ostinare a credere che senza gli esempi dei greci e de' latini noi saremmo privi di buona letteratura nostra.

E l'amore che narrano i Greci aver dato anima alla statua di marmo, non riscalderà costei, non le ravviverà le fonti della vita?

Resti parlanti della antica civiltà sono due lapidi, o meglio frammenti di lapidi, delle quali una in caratteri greci rimonta al 330 della nostra era e narra i fasti di un imperatore Aizana.

Il D'Abbadie appoggia molto sul modo di vestirsi e sulle conseguenze almeno apparenti che ne derivano nei costumi per trovare un certo nesso fra gli Abissinesi e gli Etruschi, i Romani e i Greci, e come i Romani distinguevano la Gallia togata, la Gallia bracata e la Gallia comata, vorrebbe che l'Etiopia fosse quella che dal costume potrebbe dirsi Africa togata.

perché quando si conta per uno la Numismatica dei Greci e dei Romani (e perché non la grammatica?), peggio le Antichità greche, peggio la Storia universale degli antichi, capite bene che il ventiquattro si può senza fatica tramutare in quarantotto, in novantasei, in centonovantadue.

Londra, 1865, p. 388-9, il quale si fonda sui molti nomi greci che si trovano nell'ultima parte del libro, e sul carattere delle cerimonie ivi descritte, le quali sono in tutto conformi agli usi della corte bizantina, come pure sul nome stesso di Graphia.

V. sulla scorrezione delle stampe del Dittamondo uno scritto di R. RENIKR, intitolato Alcuni versi greci del Dittamondo, nel Giornale di Filologia romanza, n. 7, p. 18-33.

Si sa inoltre ch'egli fu dedito al vino un po' più dell'onesto, e non rifuggì da certi amori, in quel tempo non meno latini che greci.

Senza voler risalire sino ad Origene e ad alcuni de' suoi seguaci, da cui fu considerata possibile persino la redenzione del diavolo, più e più scrittori ecclesiastici si possono ricordare, che, come Glica, Gabriele di Filadelfia, e Giorgio Coresio tra' Greci, credettero i dannati potessero essere liberati per le preghiere dei fedeli.

Egli simulò lettere dalle quali appariva che Boezio invitava i Greci a passare il mare, e a venirsi a prendere Roma, ch'egli avrebbe data loro nello mani.

Carlo Magno, il papa Leone, intesero, come noto, di restituire un impero di Occidente distinto e separato dall'impero di Oriente, o piuttosto di restituire una potestà imperiale diversa da quella degl'imperatori greci.

Certo gli è cosa assai strana che il fatto clamoroso e gravissimo del ritorno della potestà imperiale in Occidente ed in Roma, o, come si disse, della sua traslazione dai Greci ai Franchi, abbia lasciato così poche tracce nelle finzioni epiche del medio evo.

Da allora la potestà imperiale fu tolta ai Greci per sempre.

Ma la traslazione dell'impero dai Greci ai Franchi, dai Franchi ai Germani, si legittimava anche con altri argomenti.

Roma era come una nuova Troja, naturalmente nemica dei Greci, e ripugnava che un Greco portasse la corona imperiale.

L'autore ripubblica corretto il trattatello attribuito a Beda, ed altri sei, quattro latini o due greci, tutti riguardanti le sette meraviglie.

I Latini ebbero dai Greci, nell'XI secolo, la leggenda, la quale diede argomento di non brevi dispute agl'istoriografi.

Ma ciò non poteva esser bene apprezzato se non da un Dio, ed infatti Apolline, uno dei più seri fra i dodici Iddii greci, lo aveva proclamato «il più savio fra tutti gli uomini», che in greco si dice sofòtatos!

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